PRATO. “Il tuo tempo è finito, fai il bravo e vai via”. Tariq Sikander, il testimone chiave nell’inchiesta sul caporalato dei pachistani di Prato sfruttati nelle vigne del Chianti, ha raccontato alla polizia di essersi sentito apostrofare così, nel pomeriggio di venerdì 14, mentre camminava per strada col fratello in via Lazzerini. Una Toyota nera si sarebbe affiancata ai due fratelli e uno dei tre occupanti della vettura, descritti come italiani, gli avrebbe fatto il discorsetto, che al pachistano è parso una chiara minaccia. Per questo il giorno dopo ha sporto denuncia alla polizia, che ora sta indagando sull’episodio.
Le dichiarazioni di Sikander ai sostituti procuratori Antonio Sangermano e Laura Canovai sono all’origine degli arresti scattati giovedì 13 nei confronti di Giacomo, Filippo e Giampiero Coli, soci della Coli Spa di Tavarnelle Val di Pesa, accusati di associazione a delinquere finalizzata, tra le altre cose, allo sfruttamento della manodopera clandestina nei vigneti e negli oliveti dell’azienda chiantigiana.