Alcuni immigrati vogliono organizzare la manifestazione domenica 3 luglio. Ieri protesta al tribunale
di FRANCA SELVATICI
“Troppi controlli”. Protestano i lavoratori cinesi. “Invece di arrestare chi ruba, la polizia controlla chi lavora”. Dopo i tafferugli di mercoledì sera all’Osmannoro, la protesta si è spostata ieri in tribunale, a Novoli, e poi davanti al consolato cinese in via dei della Robbia. E il disagio esploso davanti ai capannoni dell’Osmannoro dovrebbe ricomporsi in una manifestazione che alcuni immigrati hanno chiesto al console di poter organizzare domenica. Sarà un corteo “per la convivenza e l’integrazione”, “per la legalità e la giustizia” e “contro le rapine e i furti”, spiegano. Ma anche una manifestazione di insofferenza verso i controlli delle forze dell’ordine. Di fronte alle intemperanze di mercoledì – con un gruppo di teste calde asserragliate nel capannone, un’ambulanza bloccata, il lancio di sassi e di bottiglie – molti si chiedono se disagio e scontento non siano stati cavalcati dalla criminalità cinese. Carabinieri e Digos stanno approfondendo le indagini. Al tempo stesso il questore Alberto Intini assicura che sarà mantenuto l’impegno preso con i rappresentanti della comunità cinese e saranno valutate tutte le segnalazioni di presunti eccessi o abusi durante i controlli, come denunciato dai manifestanti.
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Intanto ieri un centinaio di cinesi – uomini, donne e bambini – sono arrivati alla spicciolata in tribunale per manifestare solidarietà ai due connazionali arrestati per resistenza e lesioni e mandati a processo per direttissima dal pm Concetta Gintoli. C’era anche, in braccio alla mamma, il piccolino di 10 mesi per il quale mercoledì si è scatenata la rabbia dei lavoratori cinesi. Era in braccio al nonno, titolare del laboratorio, e durante un battibecco con i carabinieri è caduto a terra. Non si è fatto male. Ha solo piccoli segni in fronte e su un piedino, ma la sua caduta è stata la scintilla della rivolta. I due arrestati sono il nonno e un uomo accusato di aver incatenato il cancello del capannone e bloccato un’ambulanza con i volontari a bordo, cercando anche di aprire il portellone. L’udienza di convalida si è svolta a porte chiuse, nell’aula presidiata dai carabinieri, mentre all’esterno i cittadini cinesi si riunivano in capannelli e si organizzavano distribuendo bottigliette d’acqua e panini.
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Dopo che un ufficiale dell’Arma ha ricostruito l’accaduto, hanno parlato i due arrestati, assistiti dagli avvocati Tiziano Veltri e Jingxia Li. Opposte le versioni. Secondo i carabinieri, il nonno si faceva scudo del nipotino, che gli è stato tolto dalle braccia per evitare che si facesse male. Il nonno ha dichiarato, invece, di essere stato strattonato perché i carabinieri volevano che rientrasse nel laboratorio per timbrare il verbale di contestazione delle irregolarità riscontrate durante l’ispezione, e che in quella circostanza il bambino è caduto. Ha ammesso di essersi ribellato e di aver morso a un braccio un carabiniere ma perché – ha detto – “mi sentivo oggetto di una ingiustificata aggressione”. A domanda dell’avvocato Veltri se le forze dell’ordine abbiano sottratto i cellulari a persone che stavano riprendendo la carica, il
carabiniere ha risposto: “Non risulta”. “A noi sì”, sostiene invece il legale. Il giudice ha convalidato gli arresti ma ha emesso nei confronti dei due uomini la sola misura cautelare dell’obbligo di firma, rimettendoli dunque in libertà. Poi ha ammesso 15 testi per l’accusa e 15 per la difesa. Il processo vero e proprio comincia il 26 luglio. “Facciamo questo processo e vediamo quale verità verrà fuori”, commenta l’avvocato.